Tentazioni

Da alcuni giorni riflettevo su alcune discussioni estenuanti, su non risposte, di giri a vuoto e scortesie.
Poi stanotte, girando per le mie “Islands“, ho trovato uno struggente “aprile” (di Thomas S. Eliot) e queste poche, semplici parole:

Una tentazione. Qualcuno non sa resistere. Creare in rete piccoli circoli chiusi. Gente che si parla solo con gente che apprezza e dalla quale è apprezzato. Avviene a destra e a sinistra. I piccoli network sociali sono facili e soddisfacenti. Ma la rete è anche esplorare, ascoltare lo sconosciuto, discutere e spesso non capirsi. Fa soffrire. Ma lo scopo è sempre regalare il proprio tempo nella speranza che questo serva a rinsaldare una società che ha bisogno di pace. La condizione: rispettarsi.

L’oscurantismo è guardare all’appartenenza di gruppo ed escludere gli altri. Tentare di cancellarli, con la microconflittualità, la micropolemica. La goccia estenuante. L’oscurantismo è il branco culturale. E’ credere, o non credere, senza ascoltare e senza dimostrare con i fatti.
[Luca de Biase]

Lasciate stare Vendola dove sta

Ho letto l’articolo di Francesco Merlo, su Repubblica
Ho seguito Vendola, ospite di Lerner all’Infedele.
Siccome ero sicura della sconfitta, (compresa quella della Sinistra, seppure non immaginassi la sua disfatta) sto riflettendo, da tempo, su cosa vada succedendo a quella che chiamerò, per semplicità, la Sinistra.
Viceversa, comprendendo, in quella parola molto più che l’Arcobaleno o il movimento antagonista.
Mi interessa ri/considerare quella peculiarità di un movimento (diventato partito, organizzazioni e scissioni) capace di contenere al proprio interno gli operai, gli intellettuali, donne e uomini, individui di diversa estrazione economica e sociale, capace di ascolto e di comprensione delle ragioni dei più deboli, ma anche di elaborare visioni, cambiamento. Rivolto alla solidarietà e alla uguaglianza. A un comune sentire.
La stessa “Sinistra“, descritta, con altre parole, nell’articolo di Merlo.
Sono convinta anch’io che non debba essere buttato il bambino e l’acqua sporca.
Credo pero, contrariamente a Merlo, che questa forza (dovremo inventarci anche nuovi nomi per definirla) debba restare, fuori, a sinistra del PD.
Quest’ultimo partito ha saputo compiere alcuni buoni passi di inizio, ma ha bisogno di una “anima”.
Ha la necessità urgente di capire che strada deve intraprendere se vuole governare questo paese “per natura” conservatore.
Per questo è necessaria e vitale una dialettica con una sinistra che resti, fuori, però.
Sul territorio. Poco interessa se, per ora, avrà o meno rappresentanza parlamentare.
E’ fondamentale che ci sia.
E’ il tempo della semina, come ha detto, ieri sera, Vendola.
Ci sia, per raccogliere ed elaborare quella peculiarità che è sempre rimasta ma che è stata maltrattata.
Dalle “autobiografie” e dall’iconoclastia sinistra, come bene ha detto, Nichi.
Sono d’accordo, non c’è bisogno di processi, né di passaggi per (per chi ha sbagliato), ma neppure di onori delle armi. Si sta, semplicemente, meglio senza.
Chiamare Vendola nella plancia di comando, come scrive Merlo è una contraddizione, vuol dire rimettere nel palazzo, una rappresentanza che è stata bocciata proprio perchè logora, incapace di rappresentare.
Dobbiamo riconsiderare i nostri valori che non potranno mai essere interpretati “a destra”, nonostante il dilagare e la presa sul territorio, della Lega.
Non perché siamo moralmente e culturalmente superiori (difficile da sostenere, se si lascia che una bellissima città sprofondi nella munnezza) ma perché sono nella “nostra natura”.
Il merito, per esempio, l’empatia verso i più deboli. La capacità di capire le istanze provenienti dalla società e di elaborare modelli culturali.
Tutta questa dote l’abbiamo dissipata, nel tempo. Abbiamo seguito, sbagliando, la scorciatoia dell’adattamento ai frames altrui, oppure abbiamo pensato che bastasse fare un cambio di parole, per capire e descrivere la società, intorno, che cambiava.
In tutti e due i casi ci è mancata la modestia di ripartire, di capire che non eravamo portatori di assolutezza.
Facciamolo allora un funerale.
Portiamo a seppellimento il cadavere di qualunque nostro dogmatismo, settarismo, spocchia e superbia intellettuale. C’è un lavoro che va ricominciato con immensa modestia. Un lavoro che dev’essere spigliato, libero, non ricattato. Con tutti quelli che ci stanno. Per questo, in queste ore, dobbiamo lanciare un messaggio molto forte alle compagne ed ai compagni: quello di partecipare ad una battaglia politica esplicita. Chiudersi in qualunque nicchia significa candidarsi al suicidio. E può anche accedere che per molte ragioni la sinistra italiana come soggetto autonomo sparisca; oppure, che finisca in una piccola commedia senza respiro e senza importanza. Dobbiamo rifiutare questa prospettiva, se possibile. E dobbiamo metterci tutti in gioco. Perché ora c’è solo un modo per salvare la sinistra politica, in Italia: sfidare noi stessi a costruire una grande e nuova sinistra.” (Vendola, Liberazione 17 aprile)
Ci siamo inchiodati, da soli, al passato. Ovvio che questa sinistra piaccia tanto a Tremonti, a Berlusconi, giusto per fare dei nomi.
Non fa paura, è solo folcklore da salotto buono. Mette tristezza, come i nobilotti decaduti che vengono chiamati a raccontare le (presunte) grandezze di un tempo che fu.
Penso, che dovremmo ricominciare a parlare di quello che vediamo e di quello che vogliamo.
Chiudo dando i numeri.
Quelli che hanno vinto sono 17 milioni. Gli aventi diritto al voto, 36 milioni e mezzo. In Italia, vivono quasi 60 milioni di abitanti.